Fino a poco tempo fa, la maggior parte degli imballaggi erano costituiti da materiali non riciclabili; oggi, invece, si punta ad adottare un’economia circolare, che porti all’utilizzo di materiali vantaggiosi per l’ambiente, e di conseguenza anche per la salute e l’economia.
La raccolta differenziata è diventata parte della nostra quotidianità ed è diventato via via più spontaneo prestare attenzione ai materiali dei prodotti che compriamo. Ma dividere correttamente i rifiuti non basta, perché alcuni (come, ad esempio, la plastica) sono difficili da riciclare e rimangono in discarica.
La chiave sta nel lavoro delle aziende, che devono prestare attenzione a quali materiali utilizzano per il packaging, assicurandosi che abbiano un fine vita con impatto ambientale minimo, se non pari a 0.
Innanzitutto, bisogna capire la differenza fra compostabile, biodegradabile e riciclabile.
- Sono compostabili quei materiali che, una volta degradati, diventano compost e quindi concime per arricchire il terreno.
- Sono biodegradabili quei materiali che si decompongono a seguito dell’azione di batteri, luce solare o altri agenti atmosferici naturali. I materiali compostabili sono biodegradabili, ma i materiali biodegradabili non sono necessariamente compostabili.
- Sono riciclabili quei materiali di scarto che, dopo le opportune lavorazioni, saranno riutilizzati in altro modo.
Il modello lineare prendi - produci - getta si è dimostrato essere inefficiente e costoso; ecco perché oggi si fa riferimento ad un modello circolare, basato sulle 3 R: Ridurre gli imballaggi, gli sprechi, le emissioni; Riusare per allungare il ciclo di vita dei beni e Riciclare gli scarti non riutilizzabili immediatamente. Con questo modello si traggono vantaggi non solo per l’inquinamento ambientale, ma anche per l’economia del paese, basandosi sulla comprensione che tutto si influenza reciprocamente.
Una volta obsoleto, il consumatore dovrà gettare il prodotto e dove finirà questo scarto?
Per capirlo bisogna far riferimento al ciclo di vita del prodotto.
Tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto sono collegate fra loro in quanto l’una influenza l’altra.
Proprio per questo è di fondamentale importanza la fase iniziale: le decisioni prese durante questa fase avranno ripercussioni in quelle successive e soprattutto nella End Of Life (fase finale). La scelta dei materiali incide sulla durata del prodotto, la possibilità di riutilizzo e di riciclo e da essa dipenderanno la sostenibilità d’uso e le pratiche a fine vita.
Nella fase iniziale le aziende devono avere premura nel capire quali materiali utilizzare affinché, giunti alla fase finale di vita del prodotto, quest’ultimo possa essere smaltito avendo il minore impatto ambientale possibile. Si deve trattare, perciò, di prodotti facilmente riciclabili, facilmente compostabili o riutilizzabili all’infinito.
Gradisco cura l’utilizzo dei materiali e propone una linea di stoviglie e contenitori compostabili, infatti, i materiali utilizzati sono la bagassa (residuo fibroso della canna da zucchero), la carta o cartoncino (derivante dalla cellulosa degli alberi) e il PLA (polimero derivante dall'amido di mais).
Si tratta quindi di prodotti che si inseriscono in un ciclo che si rinnova continuamente, perché nascono dalla natura e, una volta utilizzati, ne ritorneranno a farne parte.